LA CHIRURGIA REFRATTIVA 


La chirurgia refrattiva è la tecnica chirurgica che viene usata per correggere, intervenendo sulla cornea, i vizi di refrazione dovuti ad un difetto di focalizzazione delle immagini sulla retina. Possono ricorrere a diverse tipologie di intervento; la classificazione primaria è tra chirurgia corneale e intraoculare. Nella chirurgia refrattiva corneale la correzione dei difetti refrattivi avviene mediante un’ablazione del tessuto corneale, che

modella la cornea in modo da creare una sorta di lente biologica che corregge il difetto. Le tecniche più moderne fanno uso di un laser controllato da un computer e del microscopio operatorio, in modo tale da limare la cornea con grande precisione.

Una delle tecniche usate è la PRK,

ovvero la foto-ablazione corneale di superficie

mediante laser ad eccimeri. Tale tecnica prevede innanzitutto l’applicazione di un collirio

anestetico, la rimozione dell’epitelio corneale con uno spazzolino, la superficie che viene

così esposta viene trattata col laser, alla fine dell’intervento viene applicata una lente a

contatto, a scopo protettivo. Per un po’ di tempo il paziente avverte dolore, in quanto

bisogna aspettare che la cornea riepitelizzi. È applicabile sia su miopia e ipermetropia che

astigmatismo e può dare alcuni effetti collaterali a breve termine come dolore, senso di

corpo estraneo, fotofobia, lacrimazione, effetti collaterali a lungo termine quali

opacizzazione ed ipermetropia secondaria.

Quando bisogna curare miopia o astigmatismo gravi e non si può usare il laser, perché la

cornea è sottile, si utilizzano le lenti fachiche, che si pongono nella camera anteriore

dell’occhio, sotto anestesia locale, oppure si legano al’iride per essere meglio fissate. Per

utilizzare queste lenti occorre che l’occhio del soggetto sia completamente sano, in questo

caso il rigetto si ha nell’1-2% dei casi.

Un’altra tecnica molto importante è la LASEK, o cheratomileusi con laser ad eccimeri. È

un trattamento simile al PRK, che però prevede la conservazione dell’epitelio originale,

anzichè la sua rimozione. L’epitelio viene preservato con una soluzione alcolica, sollevato

ma non completamente asportato, e ribaltato di lato. Si applica il laser a eccimeri ed infine

si riporta l’epitelio nella sua posizione originale senza punti di sutura con lac protettiva.

Una variante della metodica precedente è l’EPI-LASIK, dove l’epitelio non viene sollevato

dallo stroma sottostante da una soluzione alcolica, ma meccanicamente con uno

strumento separatore “Epicheratomo”; in questo modo l’epitelio conserva in parte la sua

vitalità. Il recupero visivo e il dolore sono minori rispetto alla PRK.

Il LASIK o Laser in situ Keratomiluesi utilizza anch’essa un laser, tuttavia esso incide

non sulla superficie della cornea, ma all’interno di essa. Infatti, dopo aver anestetizzato

l’occhio, si utilizza o un microcheratomo a diamante oppure un femtolaser per tagliare una

lamella sottilissima di cornea, che viene sollevata con una spatolina e ribaltata di lato

all’iride, poi il laser riduce per evaporazione il tessuto corneale esposto, successivamente

la lamella viene riposizionata al suo posto, senza la necessità di applicare alcuna sutura.

Anche questa tecnica consente di risolvere miopie o ipermetropie gravi e ha il pregio di

dare al paziente pochi effetti collaterali e un recupero completo della vista in poco tempo.

La modellazione avviene quindi all’interno della cornea promettendo risultati migliori per le

miopie elevate.

Rispetto al PRK – LASEK, il LASIK causa in genere meno fastidi e un

recupero più veloce, ma è una tecnica più invasiva nei confronti della cornea; questo

perché la parte esposta non viene intaccata, ma al tempo stesso la cornea viene

sezionata e operata in zona più profonda.